URBANIZZAZIONI A SCOMPUTO – occorre ridefinire i valori di appalto e procedure certe
Le opere di urbanizzazione a scomputo degli oneri di urbanizzazione, progettate e realizzate a cura dell’operatore immobiliare privato sono ormai insostenibili, sia a livello economico che di procedure.
I prezzi unitari alla base dei computi metrici estimativi sono ormai completamente avulsi dalla realtà di mercato e rendono proibitive le procedure d’appalto.
Per ottenere le asseverazioni da parte degli uffici competenti, infatti, occorre redigere computi redatti su valori unitari sottostimati, sui quali il Comune di Milano applica uno “sconto” forfettario del 12%, con l’obbligo poi di avviare una procedura d’appalto a evidenza pubblica nel rispetto della normativa sui contratti pubblici che garantisca la concorrenza del mercato ma con offerte esclusivamente a ribasso. Risultato: partecipazioni scarse, poca concorrenza se non addirittura gare deserte.
Peraltro i costi che l’operatore deve sostenere risultano sensibilmente superiori a quelli previsti nelle convenzioni urbanistiche, anche in considerazione delle spese tecniche, legali, organizzative e soprattutto per gli imprevisti in corso d’opera e le richieste di adeguamenti e migliorie progettuali che di norma vengono formulate in sede di esecuzione dei lavori.
L’Assemblea straordinaria di Assimpredil del 21 marzo ha lanciato un grido di allarme sui prezzi di materie prime, prodotti e manufatti dell’edilizia che sono ormai fuori controllo, registrando un aumento di oltre il 30% negli ultimi 10 mesi, con un balzo ulteriore per effetto della crisi geopolitica in atto.
La Presidente Regina De Albertis ha aperto l’Assemblea, a cui hanno partecipato rappresentanti qualificati del mondo delle costruzioni e delle Istituzioni tra cui il Viceministro Alessandro Morelli e l’Assessore del Comune di Milano Maran, citando alcuni dati significativi: ferro per cemento armato + 40%, bitume + 40%, gas naturale + 875%, energia elettrica + 542%, petrolio + 81% e gasolio +119%. Con questi costi i principali centri di trasformazione siderurgici, gli impianti per la produzione di laterizi, di conglomerati bituminosi, di conglomerati cementizi, di isolanti, di materie plastiche, di prodotti ceramici hanno sospeso o ci hanno preannunciato possibili sospensioni dell’attività. A cascata, gli effetti si ripercuotono sulle Imprese edili che saranno, molto probabilmente, costrette a chiudere i cantieri con danni economici e sociali incalcolabili.
Per la realizzazione delle opere di urbanizzazione e più in generale per consentire ai cantieri in corso di andare avanti e alle procedure di appalto di non incepparsi l’auspicio è quello di un fronte comune per fermare l’assurdo effetto domino che sta sconvolgendo tutta la catena produttiva: fornitura, filiera, committenti pubblici e privati, enti finanziatori e decisori pubblici.
E’ necessario che Governo ed Enti Locali si muovano subito mettendo in atto provvedimenti di riequilibrio delle condizioni contrattuali dei lavori pubblici e privati, sia in termini di costi che di tempi, con procedure più snelle, conferenze dei servizi concretamente decisorie e un meccanismo di adeguamento dinamico dei prezzi delle opere in progettazione per tener conto dei rincari prima di indire le procedure di appalto, evitando di mettere in gara progetti con costi ribassati rispetto a quelli, già sottostimati, previsti dal prezzario regionale.